Descrizione
La sua coltivazione inizia sulle colline della Presila catanzarese, in mezzo agli oliveti, e si arrampica fino a 800, addirittura 1000 metri sul livello del mare.
La bacca è piccola (il peso medio è di 60 grammi), ha forma tondeggiante, liscia o leggermente costoluta e colore rosso intenso. Grazie alla scarsa presenza di acqua nel frutto e alla buccia spessa, è ottimo per la conservazione invernale. Prima del secondo dopoguerra gli ecotipi di seccagno (detto anche siccagno o pomodoro da secca), erano molto diffusi, non solo in Calabria e Sicilia, ma in tutto il Sud Italia fino al Lazio: si raccoglievano appena maturi e si conservavano appesi in trecce per tutto l’inverno.
Le piante hanno un’altezza inferiore al metro e, in seguito alla formazione e al peso delle bacche, si accasciano su sé stesse. Di recente, per facilitare le operazioni di raccolta, si è diffuso l’uso di sostegni in legno. La coltivazione avviene in aridocoltura, ovvero non prevede alcuna irrigazione. Anche per questo, richiede molto lavoro manuale: per evitare di disperdere acqua, il terreno superficiale deve essere zappettato molto spesso.
Il pomodorino siccagno di Zagarise ha un gusto intenso e agrodolce, molta polpa e un elevato contenuto zuccherino. Si mangia perlopiù fresco, in insalata e sughi, oppure trasformato in passata, pelati, filetti, pomodori secchi. Quando la stagione produttiva volge al termine, si raccolgono le bacche che non arriveranno a maturazione e si prepara “u salaturu”, mettendo in salamoia pomodori e olive verdi, ma anche altre verdure e aromi come aglio e finocchietto; ogni famiglia ha la propria ricetta.
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